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Consiglio Nazionale delle Ricerche

Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri

Dall’evento dello scorso 18 novembre organizzato dai ricercatori dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iret) e dell’Università della Tuscia emerge l’importanza del biochar come risorsa per favorire la circolarità e il riutilizzo delle risorse

Il 18 novembre si è svolta una giornata formativa su economia circolare e biochar, organizzata dai ricercatori dell’Università della Tuscia e dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iret), nell’ambito del progetto Biochar Latium.

Da tutti gli interventi è emerso chiaramente che il biochar rappresenta una risorsa da sfruttare e applicare in diversi contesti. Si inserisce nell’ambito dell’economia circolare, in quanto può essere prodotto da biomassa di vario genere, trasformando i rifiuti in risorse e alimentando la catena virtuosa del recupero e la circolarità. I suoi utilizzi vanno dall’agricoltura alla bonifica di siti contaminati, dalla fitodepurazione fino al contrasto del cambiamento climatico.

L’intervento di Laura Cutaia, dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), ha mostrato la strada verso le collaborazioni tra enti di ricerca e imprese per instaurare relazioni interimpresa in cui gli scarti di un’azienda possono diventare le risorse di un’altra. Queste collaborazioni sono favorite da piattaforme istituzionali che si occupano di economia circolare, come la European Circular Economy Stakeholder Platformo (ECESP) e la Italian Circular Economy Stakeholder Platform (ICESP). Attraverso le presentazioni di Andrea Sconocchia dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) Umbria e di Massimo Valagussa della Fondazione Minoprio, è stato possibile prendere visione delle possibilità normative legate alla valorizzazione delle biomasse di scarto. Emerge che, secondo il D. Lgs. 152/06, gli sfalci e le potature di origine agricola o silvicolturale possono essere utilizzati per la produzione di energia e che il biochar è stato riconosciuto in Italia come fertilizzante (D. Lgs. 75/2010), mentre è stato già incluso nell’elenco europeo dei concimi autorizzati in agricoltura biologica. Interessante sottolineare che il regolamento europeo sui fertilizzanti (1009/2019) prevede la possibilità di miscelare diverse categorie di ammendanti, tra cui si propone il biochar come materiale da pirolisi e gassificazione di biomasse. Questi traguardi legislativi sottolineano come il substrato, affinché il biochar venga prodotto da biomasse di scarto e commercializzato, sia fertile e in attesa di essere valorizzato.

Per quanto concerne i traguardi della ricerca, dal confronto con i ricercatori sono venuti fuori risultati estremamente affascinanti ed incoraggianti. Dall’analisi bibliografica di Eleonora Peruzzi del Cnr-Iret emerge chiaramente che l’uso del biochar aumenta la resa delle colture agricole, soprattutto se in associazione con il compost. Laura Passatore (Cnr-Iret) evidenzia l’efficienza del biochar per il trattamento di suoli contaminati sia da metalli pesanti che da inquinanti organici, meccanismi che però necessitano di ulteriori ricerche. Attraverso un caso studio su coltivazioni di pomodoro, Michelangelo Becagli, dell’Università di Pisa, ha riscontrato delle sinergie tra il biochar e i composti organici del vermicompost in termini di salvaguardia della qualità del suolo, delle acque sotterranee e della sostenibilità delle colture, in particolare nella stimolazione dei microrganismi del suolo. La sperimentazione portata avanti da Giuseppe Cirelli, dell’Università degli Studi di Catania, ha dimostrato che il biochar può essere una valida alternativa ai substrati più comuni in impianti di fitodepurazione, poiché favorisce l’abbattimento di Escherichia coli e del COD (Chemical Oxygen Demand). A conclusione della sessione dedicata alla ricerca, è stato possibile apprezzare l’intervento di Maria Alejandra Decima, dell’Università degli Studi La Sapienza di Roma, che ha presentato risultati incoraggianti nell’utilizzo del biochar microbiologicamente attivato per la rimozione di contaminanti organici e l’adsorbimento di metalli pesanti.

La sessione dedicata allo sviluppo tecnologico e all’innovazione è stata aperta da un interessante intervento a quattro mani di Valeria Ancona, dell’Istituto di ricerca sulle acque (Cnr-Irsa), e Lucia Minutello (CISA S.p.A) che hanno presentato i risultati scientifici di un progetto di biorimedio fitoassistito in cui hanno dimostrato che l’aggiunta del biochar nel suolo stimola l’attività della comunità microbica e la degradazione dei PCB ma solo in presenza di piante. Questi risultati sono stati interpretati alla luce della possibilità si sviluppare filiere ad alto contenuto economico come strategie di riqualificazione ambientale e sociale. Massimo Di Martino ha poi condiviso l’esperienza pluriennale e positiva della Eurovix S.p.A. nel trattamento di aree contaminate con inoculi di bioattivatori (batteri, enzimi e nutrienti) e il ruolo che questi avranno nelle fasi sperimentali di Biochar Latium. Un focus sul compost è stato presentato da Massimo Pugliese (Agroinnova, Università degli Studi di Torino) che ha verificato che il compost permette di ridurre quantitativamente la presenza di patogeni nel suolo e nella rizosfera, aumentando al contempo la presenza di microrganismi utili. La giornata formativa si è conclusa con l’intervento di Alessandro Pozzi, presidente di ICHAR (Associazione Italiana Biochar), che ha sottolineato, anche in visione della recente pandemia, l’esigenza di individuare nuovi scenari di sviluppo sostenibile, esigenza a cui risponde in pieno il “sistema biochar”, offrendo benefici come la limitazione della produzione di CO2 e la riduzione delle emissioni di gas serra. In virtù delle nuove politiche di contrasto del cambiamento climatico, il riconoscimento del servizio ecosistemico connesso all’utilizzo del biochar rappresenta una reale opportunità per tutta la sua filiera, inserendosi anche nel contesto, se adeguatamente normato, dei crediti di carbonio.

Una giornata dunque proficua, per la tipologia e la qualità dei temi affrontati, e ricca di prospettive su diversi fronti, tutti temi che meritano ulteriori approfondimenti scientifici. Ma soprattutto è emersa con forza la necessità di favorire una filiera del biochar nel mercato, che è uno degli obiettivi del progetto Biochar Latium, affinché venga strutturata e sostenuta dal punto di vista normativo.

La partecipazione in presenza è stata di circa 30 persone (presenza limitata dalle norme di contenimento del virus SARS-CoV-2), mentre la partecipazione da remoto ha registrato una cinquantina di collegamenti, tra studenti, esperti di settore e ricercatori. Questo dimostra come sia necessario allargare l’utenza e stimolare l’interesse di potenziali investitori.






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