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Consiglio Nazionale delle Ricerche

Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri

villa 1Il complesso architettonico di Villa Paolina è costituito dal nucleo della villa nobiliare, con gli annessi di servizio e le corti, e da un Parco di circa 10 ettari, tra i più rilevanti dell'Umbria per i viali e i giardini storici che include, e per la varietà, lo sviluppo e la vetustà delle specie vegetali presenti. Conosciuto nel Cinque-Seicento come Villa dei Sette Cardinali, il complesso assume le connotazioni di una vera e propria dimora gentilizia intorno al 1706 per iniziativa di Giovan Battista Gualterio, figlio di Stanislao (1628-79) marchese del Corniolo, che vi risiederà con la moglie, la nobildonna Giulia Staccoli di Urbino. Nel 1720 egli vi ospiterà Giacomo III Stuart, pretendente al trono d'Inghilterra. Il fratello di Giovan Battista, il ricco, colto e potente cardinale Filippo Antonio aveva stretto contatti e legami con la famiglia Stuart fin da quando, come nunzio apostolico in Francia, nel  1700 aveva incontrato Giacomo II in esilio a Parigi; successivamente, era stato uno dei più convinti sostenitori di Giacomo III e dei suoi partigiani, tanto che era stato nominato da papa Clemente XII protettore d'Inghilterra  nel 1717. In quell'anno, il regale esule era giunto a Roma, inizialmente ospite nel palazzo dei Gualterio fin quando, grazie alla rendita assegnatagli da papa Innocenzo XIII per intercessione di cardinale Filippo Antonio, stabilì la propria dimora in palazzo Muti a piazza Santi Apostoli. Nel 1719 Giacomo Stuart prendeva in moglie la principessa Maria Clementina Sobieski, nipote del re di Polonia Giovanni III, ricordato come vincitore dei turchi a Vienna nel 1683. Le nozze regali, volute dal pontefice Clemente XI e già contratte per procura, furono veramente romanzesche, per beffare tutta l'Europa che assisteva con preoccupazione al tentativo del Papato di rovesciare il regnante re Giorgio di Hannover a favore del pretendente cattolico, tentativo culminato nella fallimentare spedizione in Gran Bretagna di truppe spagnole a manforte di quelle scozzesi per compiere la restaurazione degli Stuart. Il matrimonio fu celebrato nel palazzo apostolico della vicina Montefiascone, il cui seminario a quel tempo era vivaio del cattolicesimo inglese. villa 4Si spiega in virtù di questa stretta relazione il titolo nobiliare di Scozia quale Conte di Dundee attribuito nel 1705 da Giacomo III a Giovan Battista Gualterio, come ricorda la lapide sepolcrale nella cappella di famiglia nel Duomo di Orvieto. E si comprende anche il soggiorno del sovrano nella villa di Porano, all'epoca chiamata Villa del Corniolo per il titolo nobiliare dei Gualterio, che per l'eccezionale occasione avrà messo a disposizione degli illustri ospiti le delizie dei suoi giardini e l'eleganza delle sale affrescate. Proprio all'assetto settecentesco si riferiscono i lunghi viali che immettono nella proprietà agricola e nei luoghi dedicati alla caccia sia all'interno che all'esterno del Parco, i giardini all'italiana e le fontane tardo-barocche.
Nel secolo successivo, la Villa visse una nuova fase di splendore: fu la residenza preferita del marchese Filippo Antonio Gualterio (1819-1874), illustre uomo politico nell'Italia risorgimentale e neo-unitaria. Impegnato prima nell'ambito del movimento riformatore neo-guelfo e giobertiano, poi, dopo il 1860, all'interno della corrente conservatrice ricasoliana, il Gualterio venne in quell'anno eletto deputato. Fu successivamente prefetto di Perugia, quindi di Genova, di Palermo e di Napoli; nominato senatore nel 1861, fu chiamato al governo nel 1867 come Ministro dell'Interno ed infine ebbe come ultimo incarico quello di Ministro del Real Casa, quando la sua carriera politica era ormai avviata verso un irreversibile quanto rapido declino. Tra i suoi interessi furono anche gli studi storici, alcuni dei quali dedicati alla storia delle vicende orvietane che ebbe modo di approfondire, in età giovanile, mentre era archivista del Comune. Insieme al palazzo di città in Orvieto, la Villa conservava inoltre le collezioni d'arte accumulate come patrimonio famigliare fin dal Settecento, in particolare ad opera del cardinale Filippo Antonio, eccellente conoscitore e colto appassionato. Ma l'epoca dei Gualterio si conclude subito dopo l'Unità d'Italia: nel 1874 la Villa del Corniolo insieme a tante altre proprietà della famiglia, fu alienata e passò nelle mani dei marchesi Viti Mariani. Da allora sarà chiamata Villa Paolina, in onore della nuova proprietaria, la marchesa Paolina. E' in questa fase di fine Ottocento che vengono apportate quelle importanti modifiche ai giardini e agli interni dell'edificio che gradualmente assunsero le forme attualivilla 5Nel corso del Novecento, un ultimo passaggio ha reso la Villa proprietà della Provincia di Terni che da tempo l'ha concessa, in virtù di una Convenzione, al Consiglio Nazionale delle Ricerche come sede, prima dell'Istituto per l'Agroselvicoltura, e attualmente, dopo una ristrutturazione interna al CNR, dell'Istituto di Biologia Agroalimentare e Forestale (IBAF). L'IBAF svolge sperimentazioni e ricerche nei rami dell'ecofisiologia, dell'ecologia vegetale, della genetica, dello studio dello sviluppo delle foreste e della forestazione, di alcune applicazioni nel settore agroalimentare e della certificazione alimentare. Una zona del Parco costituisce parte integrante degli studi sulla silvicoltura. Un recente progetto, elaborato dall'Istituto di Agroselvicoltura in collaborazione con l'Università di Viterbo, ha previsto interventi di conservazione e riqualificazione delle specie botaniche presenti e l'apertura del Parco al pubblico. Negli ultimi anni, la Provincia di Terni ha avviato un grande progetto di restauro e riqualificazione del complesso architettonico e di recupero del Parco.Gli interventi finora compiuti hanno riguardato il giardino all'italiana e le quattro fontane in pietra, con decorazioni e stucchi, ma anche le essenze arboree presenti, studiate e analizzate preventivamente con l'utilizzo di moderne tecnologie che hanno consentito l'individuazione degli interventi da eseguire per la bonifica delle piante ormai secche e non di pregio e il recupero del verde con opere di ingegneria naturalistica e la restituzione dell'antico paesaggio verde caratteristico del Parco.
E' stato, inoltre, realizzato ex novo un impianto di illuminazione esterna in armonia con la tipologia del luogo allo scopo di rendere pienamente fruibile lo splendido insieme della villa e del suo Parco. Infine, il restauro dell'antica Limonaia ha permesso di crearvi una funzionale struttura di accoglienza che ospiterà i servizi didattici per l'accoglienza dei visitatori e la gestione di ogni nuova iniziativa.

Contributo di Alessandra Cannistrà, Giornate del FAI, 2011

Riferimenti:
- Schede sez.III n.4, sez. V, nn. 3,10 e 17, in Arte in Umbria nell'Ottocento, catalogo della mostra Città di Castello, Foligno, Orvieto, Perugia, Spoleto, Terni, 23 sett. 2006 - 7 gennaio 2007, a cura di F.F. Mancini e C. Zappia, Cinisello (MI), 2006;
- S. Franchi, Drammaturgia Romana, II (1701-1750), Roma, 1997, p.147;
www.provincia.terni.it;
www.comune.porano.tr.it.